di Romano Simoni

Gli altri anni il nostro raduno cominciava con una partenza per località suggestive, collinari, immerse nella natura; quest’anno no, non si è partiti: ci siamo trovati in palestra, come per ogni allenamento, e non ci siamo mossi da lì per ventiquattro ore.
In tempi di crisi non ci sono isole felici, eccezioni, privilegi. Il karate non è un’astrazione, lo fanno i praticanti, qui e ora; per questo l’Heijo Shin Dojo ha preferito contenere i costi riducendo la durata dell’esperienza e azzerando la distanza della meta, così da permettere davvero a tutti i suoi membri di partecipare a questo appuntamento.

Il primo giorno si è concentrato sull’allenamento; il secondo, dopo la notte passata più o meno comodamente nei sacchi a pelo disposti sopra il tatami, ha avuto il suo apice nella gara, con i più giovani alle prese con kata e kumite e le cinture superiori coinvolte a diversi livelli nel compito ugualmente impegnativo e difficile dell’arbitraggio.
Ma è doveroso menzionare il contributo dei genitori che si sono messi in gioco nel ruolo di giudici di gara (oltre che di cuochi provetti), a dimostrazione di un gruppo coeso e motivato in tutte le sue componenti.
Se il tutto ha avuto meno che in altre occasioni l’aspetto della vacanza, di certo ha dato più da vicino l’idea di una festa, con la giusta dose di spontaneità e attenta organizzazione: gli addobbi – tricolori e bandiere della SKI-I, ma anche le tigri dipinte da Grazia, un’amica dell’Honbu Dojo; la varietà (e quantità) di cibo semplice ma gustoso; il lieto frastuono dei bambini, che nelle pause dalla pratica si sono divertiti con i canestri, i calcio-balilla, i punch-ball gonfiabili e, ovviamente, con il cartone animato serale fornito dalla nostra Alessia.
Ma come in ogni festa, tutto funziona se ognuno fa la sua parte, da chi si è trovato fin dal mattino a sistemare gli spazi, al contributo sostanziale di persone come il signor Roberto, che, appartato in uno spogliatoio, si è prodigato a preparare quintali di macedonia per l’intero gruppo.

A conclusione di questo raduno breve ma intenso ci si può domandare se sia mancato davvero qualcosa a un’edizione che nelle premesse appariva un poco “in minore”, quasi un ripiego.
La risposta è no, perché c’era l’essenziale; non nel senso riduttivo dello “stretto indispensabile”, ma in quello profondo, etimologico: c’era l’ “essenza” di ciò che deve essere un raduno. C’eravamo noi, grandi e piccoli, tigri e tigrotti appunto; c’era la voglia di stare insieme nella comune passione per il karate; c’è stato perfino il momento della festa, della condivisione conviviale e dello svago, che rientrano a pieno diritto nel “do”, quando ci siano sincerità, rispetto e quel portato visibile della disciplina che è la sobrietà.
Qualcosa di simile avviene nella lettura: se il libro è valido e  il lettore interessato, scatta la magia, che ci si trovi in un’antica biblioteca silenziosa o in piedi, sulla metropolitana, nel rumore di studenti e pendolari; così nella nostra pratica, la cui magia non richiede che gli ingredienti fondamentali, mentre il contesto risulta poco significativo se non del tutto irrilevante. E tutto ciò è costante nel tempo e prescinde dai casi personali, come avviene per i sentimenti nei confronti di un figlio, che rimangono gli stessi anche se finisce il rapporto di coppia in cui lui ha visto la luce.
Resta solo il rammarico per il fatto che alcuni allievi, bloccati da eventi di forza maggiore, non siano potuti intervenire; e questo ci costringe a riflettere che godere della salute, del tempo e della serenità per ritrovarsi ancora una volta a fare insieme un ulteriore passo nel “do” è sempre un piccolo lusso, e un privilegio tutt’altro che scontato l’esserne consapevoli.

Oss!!

Romano Simoni
Allievo dell’Heijo Shin Dojo

L’articolo pubblicato sulla rivista di settore “SAMURAI”

 Video sul 6° Raduno delle Tigri e dei Tigrotti

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