Premessa:
Nel nostro Dojo viene data la possibilità di provare l’esperienza volta all’autodifesa perché, all’opposto, vogliamo rafforzare il valore della pratica di un’Arte Marziale.
Le statistiche denunciano che l’80% degli atti di violenza, anche di tipo sessuale, avvengono nella ristretta cerchia dei parenti o comunque nell’ambito delle amicizie/conoscenze. La maggioranza dei contrasti umani dipende da errori di ragionamento o malintesi. Ci sono moltissime accortezze che possono fermare un nostro potenziale aggressore prima ancora che questi concepisca l’idea di aggredirci.
Questi fattori costituiscono la nostra più importante difesa. Sono basati sui frutti, gli effetti, le idee, l’immagine e la considerazione che il nostro comportamento proietta sugli altri. E ancora si basano sulle nostre abitudini, sui luoghi e le persone che frequentiamo, o in poche parole, sul nostro stile di vita.
Molti credono che in uno scontro un’arma possa decidere tutto. NON È VERO. In uno scontro un arma può ferire la vittima quanto l’aggressore. Uno spray può tornarvi addosso col vento contrario, un coltello o una pistola possono essere strappati di mano e usati contro di voi. Il solo fatto di mostrare un’arma può far precipitare la situazione. Spesso siamo proprio noi a provocare un attacco con la nostra reazione ad una minaccia.
I “CORSI DI AUTODIFESA” vengono normalmente proposti come una serie di tecniche, più o meno sofisticate, da utilizzare nei confronti di uno o più aggressori con o senza armi, da apprendersi in un determinato numero di lezioni, senza contare che la realtà di un combattimento è imprevedibile per definizione.
Da questo punto di vista, un corso di autodifesa non serve a nulla, anzi può rivelarsi molto dannoso, in quanto potrebbe generare al praticante una falsa sicurezza delle proprie capacità, non corrispondenti alla realtà, e quindi metterlo in condizioni di estremo pericolo di fronte ad un’eventuale reale aggressione.
La possibilità di un’efficace autodifesa dipende dall’equilibrio psicofisico, nonché dallo stato emozionale e sentimentale del momento.
Tuttavia, la funzione principale di questi corsi, specialmente per chi non li intende come un primo approccio che può sfociare nella pratica di un’arte marziale, è riflettere sulle situazioni spiacevoli in cui ci si può con facilità ritrovare, e imparare come “aprire gli occhi” per saperle riconoscere in tempo, ed evitarle.
L’equilibrio psicofisico che invece può portare ad una vera autodifesa, si può ottenere solamente attraverso la pratica delle tecniche fisiche e mentali proprie di una ARTE MARZIALE. Il massimo della tecnica di combattimento è il semplice manifestarsi dell’istinto addestrato per molti anni all’autocontrollo. Ogni singola azione deve essere studiata e praticata a lungo allo scopo di automatizzarla, e questo richiede un suo tempo fisiologico (puramente soggettivo), non esistono scorciatoie, e mente chi sostiene il contrario.
Bisogna essere consci che iniziando una lotta ci si espone ad un rischio mortale. Se siamo costretti a combattere e a nuocere a un essere umano, dobbiamo sapere che ciò avviene perché non siamo stati capaci di evitarlo. Dice un antico detto giapponese: “se sei costretto a estrarre la spada e vinci il tuo avversario, hai perso comunque, perché il tuo avversario ha potuto pensare di poterti vincere”.
Scarica il file pdf: Legge italiana sulla difesa personale
OSS! (Io passo attraverso la sofferenza)
Altre notizie…
Troverete approfondimenti sul M° Salvatore Schetto visitando la sezione Articoli Maestro.