Nella foto: Shihan Masaru Miura mentre fa “sentire” la giusta parata.
“Il Maestro Miura è come il sole… più gli si è vicini e più si sente il suo calore”
____________________________________________________________
Non può sapere quali emozioni si perde chi non conosce il M° Masaru Miura visto che, ancora oggi, si rimane affascinati quanto incuriositi nell’assistere ad una sua lezione, soprattutto perchè a distanza di decenni riesce ancora a sostenere con viva passione sia i valori sia la tecnica sopraffina e mirata che l’hanno sempre contraddistinto in tutti questi anni nel panorama nazionale ed internazionale.
Sino ad oggi, in forma di lusinghe ed apprezzamenti, diverse sono state le parole spese per il M° Miura, ma quasi sicuramente esse erano rivolte più alla figura di Maestro che a quella di uomo.
Tuttavia, senza peccare di presunzione, credo che questa visione unilaterale derivi dal fatto che sono pochi i suoi adepti (del contesto federale italiano) che sono stati veramente capaci di interiorizzare e diffondere il suo Karate-do; di conseguenza, non può che risultare difficile parlare di lui se non si è in grado di “interpretarlo” fino in fondo, e sotto diversi punti di vista.
C’è chi, invece, sostiene semplicemente che alcuni praticanti riescono ad assorbire di più rispetto ad altri il Karate-do del Sensei solo grazie ad una predisposizione naturale, pensiero sul quale sarebbe interessante disquisire, magari in un’altra sede, comodamente seduti davanti ad una tazza di tè.
A prescindere dalla situazione o dall’argomento, si sa che diverse vedute riflettono diverse opinioni, perciò, se costruttive, senz’altro servono a conoscersi meglio, e qualche volta facilitano l’intesa.
Dunque, un po’ per stuzzicare il parere e la sensibilità di ognuno e un po’ perché credo nella sua essenza, vorrei riprendere la frase sottostante la foto del Sensei: “Il Maestro Miura è come il sole… più gli si è vicini e più si sente il suo calore”. Nonostante rimanga libera l’interpretazione di queste parole, ritengo infatti che possano essere il punto di partenza dal quale affrontare e analizzare il concetto per cui chi “segue veramente” il Maestro ha innanzitutto la possibilità di recepire i suoi insegnamenti, e successivamente di diffonderli.
La letteratura, la scultura, il cinema ed in generale tutte le arti sono ricche di storie di uomini che, sfidando l’ostilità dei contemporanei, si sono “liberati dalle catene” dell’opinione, arrivando a conoscere la verità, e sono poi tornati a riferirla (non sempre guadagnando rispetto ed ammirazione) agli ex compagni di prigionia. (Tratto da “Il mito della caverna” di Platone)
________________________________________________________________
Certamente, utilizzando la chiave comune dell’intelligenza e del buon senso, dovremmo essere d’accordo almeno su quanto sia indispensabile, al fine di apprendere e sviluppare realmente le sue teorie ed i suoi concetti di Karate-do, allenarsi con dedizione e sacrificio attraverso la pratica dei kihon, dei kata e del kumite, ma sempre seguendo con fiducia le sue direttive e abbandonandosi completamente a lui e alla sua esperienza.
A prescindere dal contesto in cui ci si trova, ciò che purtroppo avviene sempre più di rado tra le persone è la comunicazione “vera”, vale a dire quella che va oltre la sterilità delle solite frasi e luoghi comuni; come sempre, essa dipende dall’apertura “spirituale” di ognuno, che a sua volta è legata ad un’alchimia fatta di esperienza e sensibilità interiore, la stessa alchimia con la quale ci si appresta a vivere gli insegnamenti.
Nonostante possa sembrare scontato questo principio, spesso non si percepisce, e anzi risulta ancora più ostico quando chi vorrebbe sentirlo vive una quotidianità piena di frivolo agio nonché di sterile benessere.
Del resto il M° Miura ha sempre detto ai suoi allievi che certi concetti di Karate-do si capiscono solo quando nell’esistenza si ha vissuto una particolare condizione di nullità dove, come si suol dire, si arriva a “toccare il fondo”.
Molte persone non sanno che anche il M° Miura, come qualsiasi altro uomo, ha dovuto attraversare momenti di estrema sofferenza in situazioni in cui chiunque sarebbe stato in procinto di arrendersi. Lui non lo ha mai fatto!
Fortunatamente, grazie alla sua lungimiranza e salda determinazione, oggi è diventato lo “Shihan” che tutti conosciamo, un uomo capace di coltivare la sua tempra orientale tra le molte insidie della società occidentale (che tra l’altro, stava mutando rapidamente proprio negli anni in cui lui venne in Italia).
Qualche volta è stato criticato in maniera infondata da persone che non lo conoscono neppure bene, che non hanno vissuto a sufficienza accanto a lui per poter apprendere, capire, condividere e coltivare concretamente il suo insegnamento; o ancora perché a causa dei loro consapevoli o inconsapevoli limiti psicofisici (che non riescono a vedere o accettare), non possono che restare su un piano di pura superficialità (male attuale e difficile da evitare) sia per quanto riguarda l’aspetto sociale che personale.
Oltre alla figura idealizzata del Maestro, impressa più o meno nitidamente nell’immaginario collettivo degli allievi, resta fondamentale, soprattutto al fine di un apprendimento diretto, stargli vicino anche nel senso più letterale del termine, quindi presenziando alle sue lezioni e, ancora più importante, dimostrando in maniera tangibile la predisposizione a voler “dare”, prima di “ricevere”.
Di fatto non tutti riescono a percepire veramente quello che lui vorrebbe darci perché, nonostante si vivano insieme i suoi insegnamenti, nel tempo sono pochi quelli che riescono a far propri la sua disciplina e il suo metodo. Alcuni, forse i più fortunati, seguono le lezioni del Maestro nel nuovo Honbu Dojo di Milano, luogo di culto (e pratica) aperto a tutti (foto seguenti).
Altri, invece, devono affrontare problematiche più immediate e materiali, quali l’abitare in regioni lontane oppure rinunciare per motivi diversi che non consentono loro di seguirlo spesso, se non durante i raduni o gli stage nazionali; questi però, prevedendo la partecipazione di karateka provenienti da tutta Italia e spesso anche dal resto d’Europa, rendono difficile carpire l’essenza della “tecnica” nel ben mezzo di un allenamento collettivo.
Da questo si evince come non sia sufficiente partecipare alle sue lezioni, ma diventi necessario viverlo in senso umano, interiore, seguendo i suoi insegnamenti nonché i suoi consigli, stando ben attenti a non auto-illudersi di poter imparare soltanto grazie a sporadici allenamenti o incontri, anche perché il “risultato”, per “rimanere nel tempo”, a prescindere dalla risposta psico-fisica del momento, non può svilupparsi su sterili basi.
D’altro canto, c’è chi ritiene che il seguire in modo troppo assiduo il M° Miura possa risultare invasivo con il passare del tempo, soprattutto per quanto riguarda la maturazione personale. Su questo non sono d’accordo: ritengo anzi che si avrebbe l’occasione di proseguire in vita un’esperienza speciale capace di condurci sino all’anticamera della nostra anima, dove potremmo trovare seduti su dei morbidi cuscini, a sorseggiare un buon tè, nientemeno che noi stessi in compagnia del nostro Maestro.
Proprio così: troveremmo lui, visto che a suo modo ci è stato vicino e certamente non nel ruolo di antagonista. Anzi, non si può che riconoscergli il merito di averci indicato, strada facendo, quella che era la direzione o e le direzioni possibili.
Penso sia normale, giusto e doveroso nei suoi confronti, che un allievo gli rimanga riconoscente in modo sincero per tutta la vita; ma spesso non è così.
Ancora oggi mi capita di osservare come “qualcuno” si possa sentire arrivato (magari ingenuamente), e non mi stupisco se lo vedo allontanarsi dal gruppo, tornare, poi andarsene di nuovo e, forse, perdersi strada facendo.
Nulla varrebbe un karateka senza il proprio Maestro, come del
resto nulla varrebbe una persona senza l’infusione di vita dei propri
genitori, ma anche di amici, conoscenti, estranei, nemici, ecc.
Anche questo è il senso della vita…
OSS! (Io passo attraverso la sofferenza)
Altre notizie…
Troverete approfondimenti sul M° Salvatore Schetto visitando la sezione Articoli Maestro.