di Renato Marone

Oss,

prima della pausa natalizia è stato distribuito un cartoncino con due frasi e in una delle quali si citava il “successo”.  Vorrei meglio precisare il significato con cui è stato usato l’aggettivo “successo” anche per capire meglio il perché le due massime sono state messe sullo stesso cartoncino.

Spesso quando si parla di “successo” ci si riferisce alla notorietà di alcune persone o al raggiungimento di risultati straordinari. Generalmente pensiamo che al “successo” siano legati fama, denaro, potere, felicità. Ma il “successo” porta davvero tutte queste cose? Il “successo” rende davvero felici?
Un vecchio proverbio dice: ”non è tutto oro quello che luccica”.

Bisogna distinguere il vero “successo” quello che è stato ottenuto con sacrifici, determinazione, volontà, che non è stato cercato per il gusto di raggiungere fama o potere, dal successo effimero, legato alla bellezza e alle apparenze. Spesso abbiamo visto le persone ritenute di successo crollare, darsi all’alcool, alla droga, o depresse fino al punto di suicidarsi. Persone che pur avendo un talento straordinario hanno fatto del “successo” il loro unico scopo di vita e hanno perso tutto. Avrete quindi capito che il “successo” cui si riferisce la massima nel cartoncino è quello “vero”, quello “intimo”, quello che dà soddisfazione personale, quello che ci fa sentire in armonia con noi stessi e con gli altri, quello che appartiene solo a noi, che non ha bisogno di essere sbandierato, quello che, senza che ce ne accorgiamo, ha il potere di influenzare positivamente chi ci sta vicino.

Quando si vive questo stato di grazia ci si accetta per quello che si è, con i pregi e i difetti, ma si è anche consapevoli che si può e ci si deve migliorare, che si può cambiare il proprio modo di vedere e di pensare. Ecco allora che non si attribuisce più il successo agli abiti firmati o alla macchina lussuosa perché non si ha bisogno di queste stampelle, non si ha bisogno di “apparire” ma di “essere”.

Quando capita di vivere una situazione di malessere generalizzato, di essere insoddisfatti della propria vita, si cerca di mettere a tacere il malessere con un cioccolatino, o con un acquisto ricavandone un benessere temporaneo. Si cerca di aggirare l’ostacolo invece di affrontarlo.  La persona di successo “agisce”, scava, cerca con onestà dentro di se la causa e quando trova la soluzione sperimenta “l’intimo successo personale” e vive bene con se stesso e con gli altri.

Non vorrei apparire presuntuoso dato che non è molto che frequento il dojo ma chi intraprende la strada del “karate-do” ha già preso la strada giusta per dare vero valore alla propria vita. Sa che il sacrificio, la disciplina, il rispetto delle regole lo faranno crescere e cambiare interiormente.

Il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava,
ma ciò che si diventa grazie ad essa (John Ruskin).

Oss!

Renato Marone
Allievo dell’Heijo Shin Dojo

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