di Carmelo Schetto


Vi siete mai chiesti quale sia il modo più corretto di rivolgersi al proprio Istruttore?
E’ giusto o sbagliato dare del “TU”?

Ci tengo a sottolineare che ciò che vado a scrivere in questo articolo, è solo una mia riflessione personale che può essere condivisa da alcuni ma anche criticata da altri. Personalmente, mi pongo il quesito espostovi in apertura dell’articolo, già da diverso tempo e, con tutta sincerità, discutendone con compagni-atleti anche di altre palestre, mi ritrovo spesso a confrontarmi con pareri diversi dal mio.
Diverso tempo fa, mi trovai a discuterne in maniera approfondita, proprio con un mio compagno di Dojo che, a quel tempo, era alle sue prime lezioni pratiche nella disciplina del Karate-do; ricordo che si domandava per l’appunto se fosse il caso oppure no di dare del “TU” al Maestro, in considerazione del fatto che il nostro Istruttore era pressoché un nostro coetaneo. Nel sentirmi porre questa domanda,  risposi, senza alcun dubbio, che lui aveva la Fortuna di poter dare del “LEI” al Maestro e che quindi non doveva assolutamente sprecare questa opportunità.
Parlo di Fortuna, con la “F” maiuscola, perchè io, purtroppo, questa possibilità, almeno con il mio Maestro, non l’ho avuta data la precedente conoscenza che ci lega e che rende innaturale dargli del “LEI”.
In tal senso, posso dire che, basandomi sulla mia esperienza, ho potuto appurare che dando del “TU” al proprio Istruttore, spesso, anche se in buona fede, si perdono di vista alcuni accorgimenti e delicatezze (e distanze) che ogni allievo dovrebbe avere nei confronti del proprio Istruttore in quanto tale.
Quello che poi, a maggior ragione non capisco, è il motivo per cui certi accorgimenti si debbano avere “soltanto” nei riguardi dei capostipite delle federazioni e non con il proprio Istruttore che, in fin dei conti, è colui che più di chiunque altro durante ogni singola lezione, trasmette ai propri allievi la sua esperienza personale, nel ruolo di insegnante.
Mi chiedo ad esempio, perchè durante gli stage, i raduni o le manifestazioni ai quali presenziano Maestri “importanti”, si faccia a gara per poter portare la borsa, o comunque si cerchi di primeggiare sugli altri partecipanti agli occhi dei Maestri, e poi tutto ciò non avvenga in modo spontaneo anche nel proprio Dojo: queste sono delicatezze che, a priori, bisognerebbe avere nei confronti del proprio Istruttore.
Ciò mi fa dedurre che siano solo dei gesti “meccanici”, poco sentiti, e compiuti senza comprenderne il reale valore e significato.
Credo quindi che uno dei molteplici fattori che determinano la giusta e sana crescita in una disciplina come il Karate-do, sia quello di non accorciare le distanze con il proprio Maestro, ma al contrario “rinnovare quotidianamente” la stima nei suoi confronti, iniziando, fra le altre cose, con il dargli del “LEI”. Come nel comporre un puzzle, dove incastrando i vari pezzi con attenzione e cura si arriva a concludere il lavoro, così ritengo che sia anche nel Karate-do, dove con il tempo, il sudore, la fatica, gli errori, i sacrifici, e l’impegno costante, ci si può migliorare…

Detto ciò, a qualunque altro compagno mi ponesse la stessa domanda, risponderei sicuramente: “NON PRIVARTI DI QUESTA FORTUNA!”

Oss!

Carmelo Schetto
Allievo dell’Heijo Shin Dojo

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